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Monterosso e il fabbisogno di senso

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 2 giu 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 9 ago 2021

Linee verticali. Un lampione decapitato fronteggia un ombrello dal largo cappello che imita la postura di due pini spettinati. Dentro il quadrilatero una coppia da prima colazione accarezzata dal sole leggero del mattino.

Linee orizzontali. Una ringhiera senza fine separa il sopra-sotto di un palco.

In scena, la replica di uno spettacolo blu di una natura instancabile.

La stagione balneare sta per iniziare. L'olfatto lo conferma

Vernice fresca su cabina, fragranza di agrume su sgabello.

E un frammento di poesia sovviene.

I limoni di Eugenio Montale, dalla sua stessa terra, Monterosso.


Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s’abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo,

l’anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente

ci metta nel mezzo di una verità.


La scoperta, stavolta, di uno sbaglio dell'Uomo.

Una piccola insegna, una miscela di bevande priva di una C.

Generosa mancanza, il fabbisogno giornaliero di senso è soddisfatto.


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