Le Vie di Fuga del Signore
- Nico Carrato
- 18 mag 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Pavimento a scacchi, arredi in legno, contorni resi indistinti da una luce nebbiosa.
Ritratti alla parete, pose pastorali, bianco papale al centro.
Una videocamera di sorveglianza rimanda l'interno di una sagrestia.
In una dimensione da cinema muto, il nostro sguardo cade dall'alto.
Una figura umana spunta dal basso del quadro. Capo coperto, andatura guardinga, mani nascoste dietro la schiena. Un rapido cambio di passo, e i tre sospetti diventano una prova. Qualcosa - una busta con le offerte dei fedeli? - viene sottratta da uno scrittoio.
Mentre un nuovo personaggio - il parroco - entra in scena dalla destra.
Sorpreso, bloccato da una presenza inaspettata.
Scambio di battute tese (da immaginare) avvisaglia di una colluttazione.
Dallo spazio dove si conservano i sacri paramenti, l'azione si prolunga nel cuore della rappresentazione del sacro, in una delle sue arterie, una navata laterale.
Una credente - preghiera sospesa - assiste all'incredibile: una fuga con inseguimento.
Sarà stato recuperato il maltolto?
Non ci è dato sapere la fine, tuttavia la memoria si ripara tra le pagine de I Miserabili di Victor Hugo. E ritrova il protagonista, Jean Valejian, provato dalla sofferenza, intento a derubare il vescovo che lo aveva accolto in casa.
Ricondotto sui suoi passi dalla gendarmeria, riceve in dono dalle mani che aveva tradito, non solo quanto aveva sottratto con l'inganno. Sua Eccellenza aggiunge dei candelabri che - finzione spesa per la redenzione - lo smemorato aveva dimenticato di portare con sé.
A sorprendersi, questa volta, è il ladro. Il segno della colpa divenuto occasione per scoprire - prima volta - la gratuità del bene. Un banale fatto di cronaca trasformato in un evento.
Alla busta con le offerte dei fedeli, il nostro parroco aggiungerà un segno capace di convertire un miserabile in un essere umano?
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