Il tarlo di Montale
- Nico Carrato
- 28 set 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 29 set 2021
Un dipinto sottratto alla verticalità di una parete, in soggiorno, riceve le attenzioni di sguardi colloquiali.
Voce e mani tremanti guidano lenti di spessa miopia.
Materia imperfetta e completa, una tela di legno porge linee, nodi e venature, accolti nell'atto creativo.
Pensieri appena didascalici, ecco, affiora un paesaggio marino.
Marcata la linea d'orizzonte, vaghe impressioni di vita.
Luminosità che brucia i contorni, indistinti e rarefatti gesti senza tempo.
E un tarlo antico si riaffaccia alla mente: la consapevolezza del vuoto.
Umanissima paura, forse, da combattere con un tratto genuino e infantile.
Oppure, spirito compositivo che detta un gioco di pesi e contrappesi: non uno spazio desertico, dunque, per rendere più eloquente la condizione umana, ma l'adozione di un contrappunto visivo.
Ipotesi lasciate ad asciugare accanto a un corpo femminile riverso, esausto: lo protegge un girasole sbocciato dal legno.
N.B. Intervista al poeta Eugenio Montale. Milano, Via Bigli,1976. Archivi RSI.
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