Dante e il corpo del Relatore
- Nico Carrato
- 23 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Il viaggio di Dante all'interno della cosmologia medievale. Fine di una conferenza sulla rappresentazione reale e simbolica dello spazio della Divina Commedia.
I presenti, disposti in semicerchio, hanno cinto, per tutta la durata dell'incontro, il Relatore. Posto al centro, di fronte alla cattedra e affiancato alla sua sinistra da un proiettore. Corpo pacatamente mobile, si è destreggiato, lucido, tra contenuti trasmessi oralmente e proiezione di immagini trecentesche.
Al termine di una dissertazione ampia e articolata, da prassi, sollecita gli interventi dei partecipanti, per soddisfare eventuali curiosità aggiuntive. Lo scatto rubato (non me ne voglia il relatore) racconta una reazione umanissima, condivisibile da tutti, che si attiva, involontaria, in presenza di qualcosa di sorprendente
Una donna, presumibilmente insegnante, mano alzata, chiede la parola. Più interessata ad esibire la sua conoscenza, che ad aggiungerne di nuova, con una proprietà lessicale da navigata frequentatrice dello spazio dantesco, alla fine di un girone infernale di parole, formula una domanda insidiosa. Fino ad allora disinvolto, unico centro della comunicazione, il relatore resta scosso.
E in attesa che il pensiero organizzi e produca una risposta verbale, al momento assente, il corpo, in maniera incidentale, comunica l'incertezza di una navigazione a vista. E tende a difendersi e a prendere tempo, obbligato a ridisegnare il suo rapporto con lo spazio, tra presenze umane e arredi della biblioteca.
Due passi indietro, non più davanti, ora è al fianco della cattedra dove la mano sinistra si appoggia, ad angolo, alla ricerca di una solidità provvisoriamente minacciata. Le gambe assecondano e concludono un atto difensivo: la sinistra incrocia, sul davanti, la destra, replicando casualmente, per una foto sporca, la fissità della X del proiettore. Temporanea.
Conoscenza e una bussola espressiva di nuovo allineata, il relatore, due passi in avanti, con una risposta puntuale, ritorna padrone dello spazio reale e concreto. E riattiva, in equilibrio tra corpo e parola, la centralità simbolica dello spazio dantesco.

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