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L'Angelo Vendicatore, Don Chisciotte e i funerali in eredità

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 2 giu 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 1 set 2021

Si svolta con la congiunzione "Invece" a segnalare un cambio di passo con la narrazione degli eventi proposta dall'opposizione in consiglio regionale. E si rievoca, alludendo senza dettagliare, all'esito di vicende andate, secondo De Luca, nella direzione opposta a quella sperata dagli oppositori. Il Gesto - dito alzato accusatore - e la doppia sottolineatura verbale della presenza divina, in apertura e chiusura, si ascrivono nell'orizzonte della circolarità espressiva di un sermone biblico, che evoca l'anatema. Il tutto è, appunto, rinforzato dall'appello, già soddisfatto, dell'intervento in volo dell'Angelo Vendicatore, secondo una visione provvidenziale degli eventi, portatrice di un'idea di giustizia dettata dai meriti e dai demeriti manifestati dagli esseri umani.

Dall'Angelo della tradizione giudaico-cristiana si torna in terra. E precisamente nella Mancia, terra del famoso Don Chisciotte, cavaliere errante uscito di senno. Dal romanzo grottesco e paradossale di Cervantes, si prende in prestito un'immagine narrante a cui si affianca un'ulteriore rappresentazione in movimento dalla tradizione Yiddish. Entrambe evocano il disagio di chi ha coltivato azioni con esiti controproducenti, e beffardi, rispetto alle intenzioni di partenza. Immagini concrete e terrene, che sembrano calzare a pennello per chi, a suo avviso, ha perso malamente contatto con la realtà. Che la terra sia loro lieve. Amen.



 
 
 

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