De Luca, Gallera. Il tragico e il comico: guai a separarli
- Nico Carrato
- 29 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 set 2021

Senza voler attivare sciocche tifoserie, Nord vs Sud, davvero curiose le reazioni di due rappresentanti delle istituzioni regionali – Gallera, Lombardia ; De Luca, Campania - di fronte allo stesso prodotto ricevuto da Roma: mascherine di protezione non adeguate per il personale sanitario.
Dopo lo scoramento iniziale, si accendono due attitudini, due mo(n)di culturali che esprimono, però, la stessa sostanza: aiuto e urgenza. Entrambi parlano contemporaneamente a due destinatari: ai cittadini e ai responsabili della protezione civile. Ai primi si dice “Guardate in che condizione sono costretti a lavorare i nostri medici”; ai secondi, “Insomma, vi date una mossa? Volete davvero aiutarci!?”
E sulla forma che si gioca la differenza, sul tipo di racconto.
Il primo, Gallera, agisce sul registro tragico attivando un tono prevalentemente alto, figlio di un’esasperazione latente. Indossa la mascherina “incauta” e resta nel merito di un chiarimento sulle “modalità d’uso”. Sul linguaggio verbale, per rimandare un messaggio forte al mittente, sulla pericolosità di questo prodotto, ricorre ad una similitudine che rimanda all’uso quotidiano - “Sono carta igienica” - legata ad una dimensione privata.
De Luca, si esprime, invece, percorrendo il registro tragico con incursioni fulminanti nel comico che, per contrasto, danno maggiore forza al messaggio, tale da permettergli di evitare toni esasperati. Evita di indossare la mascherina con una necessaria giustificazione estetica, e, furbo, in sostituzione evoca un’immagine largamente riconosciuta (Bugs Bunny) in una dimensione famigliare e carnevalesca. Per comunicare, invece, al mittente tutta l’inadeguatezza del prodotto, veste per un attimo i panni di un rappresentante commerciale - “Per pulire le lenti… davvero un prodotto eccezionale.” - utilizzando anche lui una similitudine legata ad un'azione quotidiana che ci si può permettere di fare in pubblico. Chiude tornando sul registro tragico, perentorio ma amichevole, “Negli ospedali, vi voglio bene, queste, no”.
Intendiamoci, siamo in emergenza; entrambe le reazioni sono interessanti e legittime. Forse però ci aiutano a capire come alcuni luoghi comuni, il “Ghe pensi mi” (Ci penso io, basto a me stesso) e il“Faccim ammuina” ( Fare confusione in maniera strumentale per ottenere qualcosa), di sicuro, ora, non sono frequentabili.
E, a onor del vero, si sono sbagliati entrambi: quelle recapitate dalla Protezione civile sono Mascherine Swiffer. Per togliere la polvere. E non appena finirà tutto – presto, speriamo – toccherà togliere pure quella.
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