Veermer e la prima perla
- Nico Carrato
- 15 lug 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 1 set 2020

Una ragazza umile, una cameriera, al servizio di una famiglia benestante.
Un artista alla ricerca del soggetto e della trovata espressiva giusta. L’incontro incidentale tra maschile e femminile all’origine di un capolavoro e di un’identità da compiersi. Al riparo da occhi indiscreti si prepara un atto preliminare all’arte e alla vita. La postura opportuna, abiti e accessori da indossare, non da togliere, e colori da armonizzare, assecondando la regia naturale della luce. Manca qualcosa, però. Ciò che non si addice al costume e ai tempi, l’infrazione di una regola - una perla da far indossare ad una ragazza di modesta estrazione - diventa necessaria per attivare un processo creativo e un rito di passaggio.
Il fuoco purificatore, una perforazione e una lacrima, distesa su labbra carnose, scorre su un viso disorientato. La perla, il frammento mancante, è pronta a circoscrivere e a rimandare, per sempre, le corrispondenze di luce tra le pennellate delle labbra e degli occhi. La perla, già lacrima incarnata (la mitologia suggerisce), è pronta ad adornare il viso di una ragazza, per la prima volta donna, al servizio di un capolavoro in cui sarà lei, pudica e risoluta, a possedere, per sempre, lo sguardo degli altri.
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