Turner e la miopia dell'arte
- Nico Carrato
- 1 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 7 mag 2021
Londra, salone dell'Accademia Reale d'Arte. Si espongono autori contemporanei. Visita privata dei Regnanti di Inghilterra - la Regina Vittoria e Il Principe Alberto di Sassonia - passi cadenzati dal tempo della visione destinato ai singoli dipinti. Gli accademici presenti mantengono le distanze e seguono con lo sguardo gli occhi degli illustri visitatori, nel tentativo di catturarne impressioni, magari favorevoli.
Lo sguardo modesto e un sospiro ingenuo della regina raccontano un compiacimento stranito, espresso dalla bocca semiaperta e dal labbro superiore naturalmente in su.
Da spettatori esterni non possiamo replicare al suo sguardo: solo a lei, e al consorte, il regista riserva il diritto di visione. E non c'è tempo, poi, di percorrere per intero la parete e i quadri immediatamente successivi. I suoi occhi si lasciano catturare da un dipinto collocato di fronte. Cambio di direzione. Colpo di fulmine o colpo di vista?
Gravità espressiva crescente. I muscoli facciali tendono a tirarsi e le labbra gradualmente si chiudono: il linguaggio del viso non anticipa un giudizio benevolo sulla visione. Meglio avvicinarsi. Passo rapido, affiancata e seguita a (s)vista dal principe, eccola di spalle. E noi dietro di loro. Una pittura luminosa per un paesaggio indistinto, inafferabile, figure umane esili, sbattute tra cielo e mare, travolte da pennellate rapide e materiche.
La realtà perde la sua forma e la regina pure.
Il nome dell'autore letto con un tono di voce sprezzante. II principe, fino a quel punto silente, nella finta compostezza delle mani raccolte dietro la schiena, solidale con la donna, aggiunge una sterile contemplazione. Dotato di un talento oculistico, non artistico, in un atto di generosità regale, condivide con i presenti una precoce diagnosi medica.
Addirittura, i dipinti sono due. Tutti con gli stessi difetti. E' troppo. Non si può sostenere lo sguardo. Il risentimento, allora, riaffiora in un dialogo irritato e succinto. Non l'inglese, ma il tedesco, familiare, per origini, al Principe e alla Regina stessa (Incredibile / Che cos'è? / Non lo so ). Meglio esprimersi con una lingua poco conosciuta quando si tratta di disprezzare qualcosa che non si riesce a comprendere, al riparo dalle orecchie dei presenti.
Meglio mettersi al riparo da una pittura che attiva una visione miope. Miopia, di origine greca, significa “socchiudere, strizzare gli occhi”, per provare a correggere ciò che appare indistinto, per tentare di ridefinirne contorni e proporzioni. Ed è ciò che gli occhi dei regnanti, primariamente, provano a realizzare. Per scoprire, di più, che non basta avvicinarsi ulteriormente: delusi, orfani della figura e del tratto precisi, naufragano in una visione superficiale. Sdegnati di fronte a ciò che non si lascia correggere, per forza e necessità espressiva, non si addentrano nelle impressioni di Turner (prima degli impressionisti).
Luce, colore, materia per una visione naturalmente imperfetta. L'invisibile è chiarissimo.
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