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Totò, De Luca e la politica del copia e incolla

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 1 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 7 mag 2021

Consiglio regionale della Campania. Diretta Streaming. Prende la parola in video conferenza il presidente della Regione De Luca.

Nel campo visivo troviamo la figura umana non in posizione centrale, ma sulla sinistra, in primo piano su sfondo blu, protesa in avanti. Tale collocazione lascia percepire poco spazio tra il suo volto e l'obiettivo della camera. Aggiungiamo i movimenti scomposti, ma limitati dallo spazio esiguo, le parole vibranti e il nervosismo manifesto: sembra quasi rovesciarsi fuori dallo schermo e invadere lo spazio dello spettatore, forse preoccupato e immobile come le tre bandiere, le tre identità (Europa, Italia, Campania), poste sulla destra del quadro.

Nella sequenza interessata, sferra l'attacco contro l'opposizione colpevole di fare propaganda con un linguaggio e una prassi, già non condivisi in tempi di normalità, ora giudicati osceni. Per dare forza al suo argomento attinge ad figura archetipica napoletana - Totò - alludendo ad una gag specifica del film Miseria e nobiltà (1954) e a un mestiere ormai scomparso. Totò, scrivano pubblico, dietro compenso, scrive lettere di ogni tipo per gli analfabeti che gli si rivolgono, come accade nella scena Caro Giuseppe compare nipote in cui il cafone di turno chiede di scrivere una lettera per un suo caro. Ebbene, Totò tira fuori una lettera già scritta in passato che a suo avviso può andare bene per il caso del suo cliente. L'obiettivo: risparmiare lui, il tempo; il cliente, il denaro.

Basta modificare solo l'intestazione e la lettera è pronta.Ebbene, il cafone si ribella e ne pretende una nuova e personale, altrimenti minaccia di andarsene.

Il contesto è comico, all'opposto del clima carico di preoccupazione, sollevato da De Luca che con quella citazione pretende dalla sua controparte politica disponibilità, ascolto e nessun copia e incolla da discorsi politici che la crisi del corona virus ha fatto invecchiare impietosamente.

C'è sempre bisogno di rivolgere parole nuove a chi ne possiede tante, poche o nessuna.





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