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Simone Veil. Il mestiere di vivere

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 27 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 15 set 2020

1944. Nizza occupata dai nazisti. Rastrellamenti e deportazioni. Una famiglia ebrea separata e dispersa: padre, madre, un fratello e due sorelle. La piu piccola delle due, Simone, fa appena in tempo a svolgere l'esame di maturitá quando le SS la costringono ad affrontare le tappe di una prova dove non sembra esserci posto per la speranza. Auschwitz, Bobrek e Bergen-Belsen.  Sopravvissuta, per forza e 'vocazione', avvia un percorso ascendente: studi giuridici, Consiglio superiore della Magistratura,  prima donna francese ad essere nominata ministra (della sanità). E prima donna a diventare Presidente del Parlamento Europeo.

Dall'anonimato in cui rischiava di sparire, per mano di chi credeva di fare la Storia, a leggi (sull'aborto) rivoluzionarie che portano il suo nome. Il femminile al centro della scena politica e culturale per reagire, qui e ora, agli orrori di un maschile dominante e paranoico. Con atti concreti e parole vere, proteggendo l'esperienza di un dolore assoluto di cui i media sono rimasti all'oscuro per molto tempo.

Ma ci sono dei momenti, dei gesti, in cui tutta una vita si condensa, il tempo sembra fissarsi in un eterno presente e la verita, senza sovrastruttura, si manifesta dirompente con tutta la sua urgenza. È il momento in cui pubblico e privato, osceno ed esemplare, fine ed inizio, esprimono tutta la contraddizione, la fatica e la bellezza, di stare al mondo. Non c'è una conferenza sulla Shoah, non vi sono dibattiti, però c'è un pubblico e una donna, Simone, che con un gesto dá il via alla costruzione di uno spazio nuovo. C'é una messa in scena, ma un frammento sembra quasi diventare un setting terapeutico: agisce la mano, abile e giocosa, di una bambina pronta a creare un'ipotesi del suo mondo possibile. La manualitá disinvolta riattiva il passato e le parole pacatamente, senza filtri, saltano fuori. Quasi all'insaputa di se stessa e con la sorpresa dei presenti, dai sorrisi vagamente compiacenti, scopritori inconsapevoli di cosa sia concretamente il mestiere di vivere.

 
 
 

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