(Re)Made in Italy
- Nico Carrato
- 28 dic 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Versione italiana del manifesto di un film prodotto in Inghilterra.
Il titolo, grande e in rosso, stabilisce una discendenza celebre con una precedente opera firmata dallo stesso regista. Intorno ad un'automobile, figure femminili ammiccanti (ginocchia piegate) e decise (braccia conserte), e la postura rispettosa dell'unico uomo rappresentato. Tutti guardano verso l'obiettivo coincidente con lo sguardo di un ipotetico passante che transita di fronte al manifesto. Ambiguità. Confermata dal linguaggio, bisticcio di intenzioni, tra il rilevante We Want sex e il subalterno Cambieremo il mondo. Aspirazione al piacere e/o lotta per i diritti di genere? L'ambiguità sollevata accrescerà l'appeal dell'opera?
Di sicuro, a fini commerciali, non bastava tradurre il titolo originale: Made in Dagenham.
Quanti conoscono il nome di questo sobborgo situato nella zona est di Londra?
Sappiamo che Dagenham ricava la sua identità di eccellenza (Made In) quale distretto operaio dove si producono auto (Ford) di qualità. Ma non ha di sicuro lo stesso valore immateriale di un noto e affascinante quartiere residenziale - Nottingh Hill - divenuto titolo di un film, rimasto invariato nella distribuzione estera.
In attesa di cambiare il mondo, si fa prima a cambiare il titolo.
Sfacciato - We want sex - non introduce il film, ma racconta l'orizzonte culturale rilevato dalla strategia di marketing, evocato dal target del paese per cui è destinato. Monopolizza lo sguardo e genera probabilmente qualche prurito sensuale nel passante ignaro, fino a spingerlo, magari, ad acquistare il biglietto di ingresso in sala.
Per una visione pronta a smentire i pur legittimi pensieri devianti. Sul grande schermo, uno striscione issato dalle protagoniste riporta uno slogan dal quale, deduciamo, è stato ricavato il nuovo titolo. Mutilato però di equality - uguaglianza di genere - motore e scopo delle rivendicazioni femminili. L'ambiguità, allora, scompare.
Non resta che scoprire, in virtù e nonostante il titolo, se a Dagenham si sia affermato, oltre a quello delle automobili, il made in dei diritti di genere. Sempre di qualità.

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