top of page

Orazio, l'Oste e l'Omelette

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 2 dic 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 7 mag 2021


26 marzo 1794. In una modesta locanda di Clamart, un paese a 20 km da Parigi, fa il suo ingresso un uomo, malmesso negli abiti e trasandato nell'aspetto. E' un contadino, cappello impagliato, intorno ai 50 anni. Smunto, sporco. Si mette a sedere. L'Oste gli si avvicina osservandolo con il naturale sospetto che si usa tenere per i forestieri. E' però un cliente, quindi lavoro, denaro. E ha molta fame.

L'Oste prende la comanda, e il sospetto, prima generico, ora si amplifica: l'ordine è per un'omelette di 12 uova! Una frittata troppo generosa per le tasche di un contadino.

Di più, nota tra le mani un testo del poeta latino Orazio.

E mani cosi delicate, pensa, non si accordano con la fatica di un bracciante.

Tre segni, tre indizi utili a formulare una prova: l'uomo di fronte a lui seduto sarà sicuramente un borghese o un aristocratico che sta camuffando la sua identità. Avrà commesso qualche crimine? Da chi o cosa si sta nascondendo?

Domande che non spetta all'Oste rivolgere, ma a due guardie pubbliche, subito sollecitate e accompagnate al tavolo. Dice di chiamarsi Pierre Simon, di mestiere contadino, ma, in realtà, una volta arrestato confesserà la sua vera identità: è Nicolas de Condorcet, matematico, illuminista, filosofo e politico impegnato in prima persona durante gli eventi della rivoluzionare francese. Siamo nel periodo in cui si vogliono difendere le conquiste della Rivoluzione del 1789, ricorrendo anche al Terrore e ad esecuzioni sommarie contro i presunti sovversivi. Condorcet, già oppositore alla decapitazione del Re, è sulla lista dei ricercati colpevoli di minare la salute pubblica.

Dopo mesi di clandestinità, in fuga da Parigi, riappare a Clamart, ultimo palcoscenico dove una fame smodata e capacità mimetiche non adeguate, non consentono di aggiungere al suo curriculum prestigioso nessuna nota di merito da consumato attore.

E degli Osti, poi, spettatori scaltri, non c'è da fidarsi.

Ce lo ricorda Manzoni, ne I Promessi Sposi dati alle stampe pochi decenni dopo il fatto citato. E chissà, magari da grande studioso della Rivoluzione francese, ne era davvero a conoscenza. Avrà tratto ispirazione da questa vicenda per gli Osti del suo romanzo?

Prima ci sono da sfogliare le pagine del libro di Orazio sottratto a Condorcet, e scoprire, insieme agli inquirenti, alcune poesie annotate a matita nella lingua, il latino, insegnata, oggi, nel liceo di Clamart che porta il suo nome.


Kommentare


bottom of page