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Noi crediamo ai nostri occhi

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 15 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 7 mag 2021

Protagonista è il paesaggio - il Cilento - in questo frammento tratto da Noi Credevamo (2011) , film sul Risorgimento italiano e le sue contraddizioni irrisolte.

Tra piemontesizzazione forzata e brigantaggio sedato a colpi di baionette, le note penetranti e sostenute del patriota in musica, Giuseppe Verdi, e del suo Macbeth - Atto IV, Vegliammo invan due notti - accompagnano due uomini a cavallo

Al galoppo, armati di fucile, solcano un corso d'acqua lungo la traiettoria di una gola che si apre tra due ripide pareti rocciose, ricoperte di arbusti. Il greto ciottoloso bianco e la prevalenza del verde, nelle sue varietà vegetali, rimandano una luminosità diffusa e circoscritta. La natura, generosa e indifferente, sovrasta presenze animali (bovini al pascolo quasi mimetizzati) e figure umane. Quelle senza vita dei corpi riversi tra acqua e terra, reduci da un sussulto di guerra civile, e quelle in movimento, agili, alla ricerca di un rifugio dove trascorrere la notte.

E poi su, attraverso un sentiero nel bosco, ad inerpicarsi tra le rocce, fin tanto che la luce dell'imbrunire non renda indistinti e vaghi i contorni del paesaggio.

Proprio quando, per pochi secondi, l'immagine appare sfuocata, e provvisoriamente perde la sua nitidezza: nel campo visivo appare un monumento, non alla patria, ma all'incompiutezza italiana, che lascia imperturbabili i viandanti, ma difficilmente gli spettatori.

Linee dritte, grigio e materiale da costruzione, orfani di verosimiglianza storica, fanno impazzire la bussola temporale e generano un intreccio fecondo con il nostro presente.

A dirci chi eravamo, e cosa siamo, tra condizioni umane e naturali abusate da gesta e gesti incompiuti. Su note già discendenti, ancora una fiammata di Verdi, per un paesaggio stonato e una notte ancora da vegliare.

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