Il ventre della vacca e il conforto dell'Ironia
- Nico Carrato
- 28 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 dic 2020
Luciano De Crescenzo, nel programma 'Moviola della Storia' (1987), viene sollecitato a riavvolgere il nastro dei ricordi famigliari sulla Seconda Guerra Mondiale.
L'immagine evocata è quella di Napoli e dei grappoli di bombe che cadono ogni giorno su una città stravolta dalla guerra. Per avvicinare l'ascoltatore al fatto storico e rafforzare la narrazione si avvale di una similititudine con una calamità naturale ben nota al popolo italiano. L'aggettivo quotidiano accentua la costante e indefinita esposizione, di allora, al rischio della morte. Dopo tutto, si scoprirà dopo, viveva nella città italiana che ha subito il maggior numero di raid aerei.
Occorre lasciare la città, trovare un luogo dove rifugiarsi, o meglio - come dice il Padre - bisogna trovare il ventre della vacca: simbolo di protezione, come il vitellino ancora nel ventre della madre, al riparo dai pericoli del mondo esterno.
Un'immagine materna, primordiale, del mondo animale per contrastare la bestialità 'evoluta' degli uomini dispensatore di morte. E per proteggersi da parole annunciatrici di sciagure.
E quando anche il linguaggio si fa minacciosso, allora non resta che affidarsi a un gesto. Semplice e spontaneo . Un dito paterno puntato a caso sulla carta geografica: quello sarà il luogo della salvezza di tutta la famiglia. Cassino, il nuovo domicilio.
Il nuovo ventre della vacca, beffardo, è però un luogo già segnato, sin dall'antichità, dal passaggio sciagurato di uomini (longobardi, saraceni) e dalle macerie di terremoti, non metaforici, condensati nell'immagine della famosa Abbazia, essa stessa simbolo di morte e di rinascita.
Mancavano ancora, in quel luogo, 'lo spettacolo' dei campi di concentramento nazisti e gli errati bombardamenti alleati. Ma per questo occorreva, prima, che la famiglia De Crescenzo prendesse posto in prima fila.
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