L'Uscita a Destra
- Nico Carrato
- 8 mag 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Ora dell'apericena. Convivialità in strada.
Voce vibrante, inflessione romanesca, una giovane donna stampa parole sul rovescio della mascherina indossata. Tinta nera, perno visivo del quadro.
Lo sguardo sostenuto accompagna il labiale invisibile.
L'effetto droplet è scongiurato, i pensieri si esprimono salvaguardando la salute.
La salute è l'oggetto del parlato. L'argomentazione ricorre a due generalizzazioni poste in conflitto (giovani e anziani), attingendo, per dare sostanza alla tesi, all'album di famiglia. Dal sentito dire al visto vivere, fino al si può morire, al netto di mal esibiti affetti.
Pensieri intrecciati da negazioni in bilico tra una morte negata e accettata.
Gli occhi non rimandano nessun sentimento tragico. Non c'è ombra di rassegnazione cristiana. Galleggia, forse, un pensiero biologico da strada, un equivoco tra selezione naturale e soluzione finale. Una logica manifesta da naufraghi, un indizio silenzioso di un principio esclusivo sedimentato nell'inconscio.
In secondo piano, con e senza mascherine, due giovani, volti chini sugli smartphone, lanciano occhiate guardinghe in direzione della camera.
La freccia, stampata sulla giacca di uno dei due, indica l'uscita alla destra del quadro, dove si indirizzano i pensieri senza precauzioni della giovane donna.
Il Tevere muto, ormai all'imbrunire, continua a seguire il suo corso.
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