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Il pianista e la guerra sonora

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 19 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 2 mag 2021

Immagini di repertorio in bianco e nero per scene di vita quotidiana, dal centro di una città.

Donne e uomini a passeggio, di corsa, indaffarati, tra strade trafficate e viali che costeggiano aree di un verde da immaginare. Qualche sfuggente insegna pubblicitaria anticipa, nel linguaggio, l'appartenenza del luogo all'area slava. Un cartello sovraimpresso informa che la città è Varsavia. E si aggiunge una data. 1939.

Nessun clacson, nessun vociare, né si sentono i tram sferragliare.

Fotogrammi cittadini muti su cui si distendono, sin dall'inizio, le note agili e intense del Notturno di Chopin ( n. 20 in do diesis minore): con un passaggio al colore, dall'esterno, ci conducono in un interno, a scoprire, a un pianoforte, le dita che producono questa melodia.

Dopo aver scalato, accarezzandolo, il mezzo busto del pianista, per una breve sosta sul suo volto, la macchina da presa stacca sul fronte opposto: un uomo dietro una vetrata segue lo spartito e ascolta compiaciuto. Siamo in uno studio radiofonico, durante una registrazione.

Altri rumori, però, rubano la scena ed entrano nel campo sonoro. Da fuori l'eco di quello che sembra un bombardamento scuote, in un crescendo preoccupante, i vetri della sala, e intimidisce le dita del pianista. Il respiro di Chopin annaspa e si fa più corto, e una nuvola deposita, improvvisa, una pioggia di calcinacci.

Il Pianista, nodo in gola, continua a suonare, mentre diventa spettatore di una scena da film muto, che si compone dall'altra parte del vetro, sottolineata dalle sue stesse note. L'arrivo nervoso di un altro uomo innesca gesti eloquenti: fine della trasmissione e cappio al collo.

Occorre mettersi in salvo.

E' la sequenza iniziale de Il Pianista. E l'inizio del secondo conflitto mondiale.

Il regista Polanski, senza ricorrere al dialogo, ha messo in scena una guerra sonora, tra rumori sordi distruttivi e sensibili note creative. In meno di 90 secondi, disorientandolo, si appella all'udito, e traccia il percorso di una narrazione: ce la farà il nostro pianista a ridare vita alle note di Chopin?

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