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Gallera, Rotella, il simbolo e lo strappo

  • Immagine del redattore: Nico Carrato
    Nico Carrato
  • 9 lug 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 8 mag 2021

Giulio Gallera, assessore alla sanità lombarda; Mimmo Rotella, artista del decollage.

Il contesto verbale è informativo: la sorveglianza attiva per fronteggiare il contagio da Coronavirus illustrata attraverso un esempio concreto chiuso da una gaffe, un lapsus con un simbolo - ovviamente simbolico - tipografico, trasversale alla matematica, all’informatica, finanche alla linguistica. Un corto circuito tra un indicatore, mancante, della temperatura corporea e l'invadenza (inconscia) di un'espressione statistica. Straniamento, uscita provvisoria dal contesto e scatta il giudizio e/o il riso. Magari come quello di Marylin (2005) seducente e divertita, a cui non sfuggono i difetti degli uomini; e di Marlene Dietrich, la quale, dopo aver fatto perdere la testa al rispettatile prof de “L’angelo azzurro" (1990), non sembra essere cosi indulgente con il prof. Gallera. Miti femminili del secolo scorso, e senza tempo, affiancano e sovrastano - dato il punto di vista della webcam, dal basso in alto - l’umanissimo e fallibile assessore. Due immagini femminili mal-trattate da Mimmo Rotella, con la ripetizione di un gesto banale e spesso vandalico – strappare dei manifesti - tradotto dalla realtà della strada e consegnato al linguaggio dell'arte. Un gesto potenzialmente distruttivo, peggiorativo, diventa decostruttivo: una creatività del togliere, un’apparente profanazione di due icone finite in una terra di mezzo espressiva che evoca la perfezione perduta, l'integrità smarrita, rinnovandone peró l'incanto espressivo.

Un errore verbale non intenzionale, uno strappo voluto e fissato per sempre.

Si solleva il velo sul rimosso, su quanto era nascosto e, ora emerso, stride e si accorda con il giá manifesto. Nuove traiettorie di pensieri, linee e colori si compongono, si formula una nuova mappa di senso.

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